La spiritualità della sinodalità:
La “mistica” di camminare insieme nel mondo e nella chiesa oggi.
Care sorelle Figlie di San Paolo, considero una meravigliosa opportunità la riflessione che mi è stata chiesta. In realtà, ai nostri giorni, tutte le occasioni per riflettere sulla sinodalità della Chiesa convergono verso un approfondimento del significato della Chiesa stessa e, di conseguenza, del nostro essere Chiesa e della nostra vocazione.
Prima di tutto, vorrei dirvi che, quando si tratta di sinodalità, sembra che la nostra maggiore difficoltà risieda nell’armonizzare la teoria con la pratica. Tanto quanto, in materia di spiritualità, si può confondere cosa sia catalogare il sapere sulle fonti della spiritualità e cosa sia vivere la spiritualità come intimità con Dio.
La prima domanda, dunque, da porsi è se la sinodalità sia un cammino oppure una meta, un compito o una metodologia. E forse la risposta è che, secondo la dinamica dello Spirito Santo, è entrambe le cose. Non senza ragione sant’Agostino giunse a contemplare nei suoi propri sforzi una futilità, quando non convergevano con la volontà divina. Allo stesso tempo, si consolava sapendo che Dio non può chiedere ciò che Lui stesso non ha dato. Per questo disse: «Dammi quello che mi chiedi e chiedi quello che vuoi».
Questa è un’osservazione che produce già una riflessione importante perché non è detto che il fatto di studiare la sinodalità o anche avere una riunione sinodale sulla sinodalità garantisca che la nostra azione sarà sinodale.
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